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[III, 1]

Primo editore il Cugnoni 1880, sull’autografo recanatese. Tadeusz Kościuszko (1746-1817) è eroe nazionale polacco, oltre che valoroso combattente per l’indipendenza americana. In realtà, e lo prova l’inaspettato accostamento finale al generale Paoli (1725-1807, eroe dell’indipendenza còrsa contro genovesi e francesi) l’interesse vero e profondo del Leopardi non è per la sua figura storica di combattente per la patria (questo o quello per me pari sono…) ma se mai per un personaggio esemplare, che rimanda all’interesse costante del poeta, fin dai primi puerili esperimenti poetici su Catone e Pompeo, per gli sconfitti, per coloro che comunque fino all’ultimo combatterono per la loro causa, giusta anche se persa, perché si identificava con la sopravvivenza della propria patria. Un parallelo non casuale nel Foscolo, che ai fatati Pelidi preferisce l’onor di pianti versato su Ettore, e per cui Ulisse è bello solo quando alla fama accompagna la sventura. Oggi, che il mito del successo pare subordinare a sé ogni cosa, non fa male leggere pagine come queste, che valgono normalmente per il 99% di noi, e assolutamente anche per quell’uno per cento filoamericano che si crede fuori conto. Gli eroi, quelli veri, hanno fatto quanto è stato in loro, e se ciò senza effetto, non ci hanno colpa.

 

Per la datazione del disegno, fermo restando che non può risalire piú indietro del 1820, per il chiaro rimando di Giacomo alla «Gazzetta di Milano», non sembra male l’interpretazione del Mestica 1899 – che il Damiani pare approvare – in base al raffronto con Zib. 866 ss., che rimanderebbe alla primavera del 1821.

 

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Elogio o Vita del General Polacco Cosciusco, proposto come oggetto di premio dall’Accademia di Varsavia, se non erro per l’anno 1819, o 1820, come si vede nell’Appendice alla Gazzetta di Milano. Dovrebbe essere sull’andare di quella di Agricola scritta da Tacito, eloquente e storica al tempo stesso, passionata per rispetto alla somiglianza, che hanno le sventure della Polonia, a cui questo Generale volle fare riparo, con quelle d’Italia. Si potrebbe dire, che mi duole che un tal uomo non sia mio compatriota, e questo rivolgendosi a lui; che volendo celebrare un uomo illustre per vero ed efficace amor patrio, non l’ho trovato in questi tempi in Italia, e m’è convenuto ricorrere agli stranieri; felicitar lui, felicitar la Polonia dei travagli, che hanno sostenuti per difendere la loro indipendenza, poichè hanno fatto quanto è stato in loro, e se ciò senza effetto, non ci hanno colpa; augurare all’Italia che si possa dire una volta lo stesso di lei; rinfacciarle, che ancora non si possa dire una minima parte di questo a riguardo suo; inserire in questo lavoro quei pensieri, che ho scritti intorno al raffreddamento dell’amor patrio a proporzione che coll’incivilimento cresce l’egoismo. Questo argomento si potrebbe anche mutare nella Vita del General Paoli, difensore della Corsica, che sarebbe un bel soggetto.

 

Nota testuale – Presento il testo del Cugnoni. Il Mestica 1899 mette in corsivo Gazzetta, Agricola, Vita (del General Paoli). Flora, e dietro a lui Binni e Damiani conservano solo l’ultimo corsivo. In neretto ho evidenziato i punti in cui il Cugnoni si stacca da tutti gli altri. Il Flora dipende chiaramente dal Mestica, e non dalla lettura dell’autografo. Questo andrebbe ricontrollato, perché le letture del Cugnoni appaiono sensate. Per l’uso della virgola prima di che si veda Moroncini lxxvii (ma su usi per lo più posteriori, e in poesia). Per i tradizionalisti ecco il testo Mestica-Flora:

 

Elogio o Vita del General Polacco Cosciusco, proposto come oggetto di premio dall’Accademia di Varsavia, se non erro per l’anno 1819, o 1820, come si vede nell’Appendice alla Gazzetta di Milano. Dovrebbe essere sull’andare di quella di Agricola scritta da Tacito, eloquente e storica al tempo stesso, passionata per rispetto alla somiglianza che hanno le sventure della Polonia, a cui questo Generale volle fare riparo, con quelle d’Italia. Si potrebbe dire che mi duole che un tal uomo non sia mio compatriota, e questo rivolgendosi a lui, che volendo celebrare un uomo illustre per vero ed efficace amor patrio, non l’ho trovato in questi tempi in Italia e m’è convenuto ricorrere agli stranieri; felicitar lui, felicitar la Polonia dei travagli che hanno sostenuti per difendere la loro indipendenza, poichè hanno fatto quanto è stato in loro, e se ciò senza effetto, non ci hanno colpa; augurare all’Italia che si possa dire una volta lo stesso di lei, rinfacciarle, che ancora non si possa dire una minima parte di questo a riguardo suo; inserire in questo lavoro quei pensieri che ho scritti intorno al raffreddamento dell’amor patrio a proporzione che coll’incivilimento cresce l’egoismo. Questo argomento si potrebbe anche mutare nella Vita del General Paoli difensore della Corsica, che sarebbe un bel soggetto.

 

 

© 19-12/2010 —> 13.12.2014