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Meine kleine Schriften

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I miei scritti


Recensione contributo a Leopardi, L’Infinito e i manoscritti di Visso [2020]

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Un autografo dimenticato di Giacomo Leopardi [2020]

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Sonetti in persona di ser Pecora fiorentino beccaio [2020]

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Appunti leopardiani. Saggi, noterelle, divagazioni [2019]

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Nel segno di Leopardi, sive de amicitia (in Intelligere et agere – Agere et intelligere, 2018)

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Il mese impossibile di una lettera giordaniana (in «RISL» 2017)

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Leopardi a Bologna [2016]

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Storia di una monaca [2014]

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Recensione a
Leopardi, L’Infinito e i manoscritti di Visso

Pict CopertinaLeopardi, L’Infinito e i manoscritti di Visso, a cura di Laura Melosi, Recanati, SilvanaEditoriale, 2018, pp. 96. In «Letteratura e Pensiero», Castiglione di Sicilia (CT), Luglio – Settembre 2020, n. 5, pp. 185-90.

 

Se anche di non troppe pagine, il volume recensito è sostanzioso, ricco di novità e corredato di tutte le riproduzioni dei manoscritti vissani (purtroppo non sempre in scala ottimale, probabilmente a causa della natura celebrativa e non filologica, stricto sensu, della pubblicazione). Si segnala la bella introduzione di Laura Melosi, sul concetto, quasi direi metafisico, di infinito nel pensiero di Leopardi, ma anche di noi contemporanei, e per le puntuali schede di Lorenzo Abbate, che finalmente aggiornano quelle da tempo obsolete di Carlo Bandini, redatte un secola fa e ormai poco consone e adeguate ai canoni della recente filologia. Alle schede degli autografi è premesso un prezioso cappello su Prospero Viani, artefice, e fin anche “demiurgo” del primo Epistolario leopardiano, nonché tramite obbligato nel passaggio dei manoscritti leopardiani all’attuale sede vissana. Il tutto corredato da bibliografie attente e aggiornate.

 


Un autografo dimenticato…

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Un autografo dimenticato di Giacomo Leopardi, in «Studi e problemi di cirtica testuale» n. 100, giugno 2020, 1° sem. 2020 pp. 143-8.

 

Riassunto · L’articolo analizza la tradizione testuale della lettera di Giacomo Leopardi al padre dell’8 ottobre 1832, ripercorrendone le fila e riscoprendo una fonte della stessa più autorevole di quelle, fondate su apografi, finora adottate dagli editori del suo Epistolario.

 

Abstract · A Forgotten Autograph of Giacomo Leopardi · The article analyses he textual history of a letter Giacomo Leopardi wrote to his father on 8 October 1832. By retracing its origin, it discovers a source of it that is more authoritative than the ones, based on apographs, adopted so far by the editors of his Epistolario.

 

Keywords · Giacomo Leopardi, Monaldo Leopardi, autografo/autograph, lettera/letter of 8 October 1832, Genetelli, Mariano Patrizi.

 


Sonetti di ser Pecora (edizione critica)

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Giacomo Leopardi, Sonetti in persona di ser Pecora fiorentino beccaio, Edizione critica a cura di Angelo Fregnani, Castiglione di Sicilia (CT), Il Convivio Editore, 2020, pp. 214.

 

La presente edizione critica dei Sonetti in persona di ser Pecora fiorentino beccaio di Giacomo Leopardi, opera minore che, in quanto tale, necessitava di ulteriori indagini e di rettifiche ai dati vulgati, offre la possibilita` di vagliare la complessità del processo elaborativo (spesso vario e irripetibile) di ciascun componimento, sulla scorta dei testimoni e dei non molti studi dedicati, più o meno recenti. Dopo accurata descrizione delle fonti e della storia della tradizione, si presentano distesamente le quattro fasi dei Sonetti, cui corrispondono, seguendo il curatore, quattro diversi progetti editoriali, dei quali solo l’ultimo fi nirà per concretarsi. Il testo critico, fondato, oltre che sul primo autografo conservato a Napoli, su quello vissano e sulla imprescindibile edizione bolognese (i Versi del 1826), cerca di emendare e risolvere problemi di trasmissione e di interpretazione. Al contempo si avvale di un glossario, che è anche un commento, utile alla comprensione immediata, e ausilio alle scelte correttive. L’opera è arricchita da un’appendice, con testi e annotazioni, la cui conoscenza è necessaria alla lettura non solo prettamente filologica, ma storica, dello scritto leopardiano: ovvero la recensione di Pietro Giordani ai Testi di lingua inediti di Guglielmo Manzi, la Risposta di Guglielmo Manzi al primo articolo del numero undecimo della Biblioteca Italiana, i Mattaccini di Annibal Caro. [dalla seconda di copertina dell’edizione]

 


Appunti leopardiani

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Angelo Fregnani, Appunti leopardiani. Saggi, noterelle, divagazioni. Con prologo di Pantaleo Palmieri, Cesena, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2019, pp. 296.

 

Parte dei ventitrè saggi, ora presentati su supporto tradizionale, trovarono naturale collocazione sul web, nel sito che fa capo al mio nome (www.fregnani.it). Non ho che da segnalarne l’anno di pubblicazione, sotto il titolo d’ognun d’essi, senza annoiare con nota bibliografica di rito, che, nella fattispecie, sarebbe perspicuo chiamare webliografica. Alcuni sono stati rivisti e arricchiti, alcuni corretti solo nei vezzi internettiani piú stridenti; ma l’intuizione che ne era alla base è rimasta quasi inalterata. Al piú, mi sono limitato ad aggiungere, fra doppie quadre, qualche aggiornamento bibliografico, ma in maniera sussultoria. Scritti piú discorsivi, segno forse di una rilassatezza verso la filologia, nume tutelare di cui mi ero investito cavaliere (ma per celia, conforme al mio nick cervantesiano sul web), sono inediti. Due soli i già editi, cui si premetteranno le ragioni della ristampa. Non dubito che sviste ed errori siano rimasti. Nemmeno dubito che la prolissa ripetizione di citazioni per esteso, infastidisca i venticinque lettori che sarebbe grazia il dio dei filologi concedesse. Considerato il materiale eterogeneo, e la mia indolenza innata, non sarebbe stato né possibile, né generoso verso chi fosse interessato solo a qualche saggio, uniformare. Il libro si apre e chiude con i due scritti piú antichi e compromessi da incoscienza; non sta a me dare giudizio di quel che è frammezzo. Editar testi è carezzevole, ma perverso: il fine non è la curiosità, regressione infantile che a volte sfiora l’ineffabile, ma l’eros, affermazione non mai disinteressata, anzi narcisistica e arrogante di sé. [Dalla premessa, p. 13]

 


Nel segno di Leopardi

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Circolo Culturale “Galileo”, Intelligere et agere – Agere et intelligere. Al Socio Onorario Pantaleo Palmieri per il suo 70° genetliaco, a cura di Salvatore Capodieci, Trepuzzi (LC), 28 agosto 2018, Maffei Editore.

 

Alle pp. 33-39, scritto a due mani assieme a Lorenzo Abbate, il nostro comune tributo all’amico Pantaleo, con titolo Nel segno di Leopardi, sive de amicitia. Per la parte che mi concerne rammemoro i momenti salienti della nostra amicizia, ed esprimo aclune considerazioni sul suo lavoro, in particolare per quel che riguarda il periodo bolognese di Giacomo, e la sua valutazione, ad ampio raggio, che non sempre, dai critici, è recepita in modo adeguato.


RISL

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Sc. «Rivista Internazionale di Studi Leopardiani”, 10, 2017, Leonforte (EN), Casa editrice Insula, 2017, n° 10.

 

Ultimo numero diretto dal rimpianto Emilio Speciale. Alle pp. 53-59 il mio saggio Il mese impossibile di una lettera giordaniana. La lettera in oggetto è quella di Giordani a Leopardi dell’8 marzo 1818 (Brioschi-Landi, n° 120); ma benché autografa del Piacentino, data da posticiparsi per ragioni storiche e filologiche cogenti; pena un colloquio inconcludente, fra sordi che non si comprendono.


Leopardi a Bologna

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Pantaleo Palmieri & Angelo Fregnani, Leopardi a Bologna, Faenza, Fratelli Lega Editori, 2016. pp. 80.

 

«La plaquette, stampata in 500 copie, di cui 150 numerate, raccoglie, preceduti da una lettera-introduzione di Rolando Damiani, tre saggi di Palmieri, i primi tre, e uno, il quarto, di Fregnani: il primo rilegge il soggiorno bolognese del ’25-26 come un’esperienza vissuta all’insegna della conquista di una pienezza di vita; il secondo corregge la datazione ‘vulgata’ della composizione del Frammento apocrifo; il terzo disegna con mano leggera un siparietto in cui insieme con Leopardi sono in scena Vincenzo Monti, la figlia Costanza, il genero Perticari, traendone considerazioni di ordine filologico; il quarto fa luce su un episodio del soggiorno bolognese rimasto sinora indecifrabile. Nell’insieme disegnano un ritratto inedito di Leopardi uomo e intellettuale, sullo sfondo di vicende storiche poco note, se non addirittura rimosse». Cosí la descrizione offerta nel sito [online 19-06/19] dell’amico Palmieri, cui non ho da aggiungere che il mio saggio, intitolato Giordani, Leopardi e l’affare d’Israello, sta alle pp. 49-76.

 


Storia di una povera monaca

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Giacomo Leopardi, Storia di una povera monaca, Progetto di romanzo. Con un testo di Monaldo Leopardi e una nota di Angelo Fregnani, Milano, Edizioni Henry Beyle, 2014 (pp. 36).

 

Tratta da una mia paginetta html, per cortese interessamento dell’editore, il libretto figura nella Collana «UNA FRASE, UN RIGO APPENA» – Volumi composti con caratteri Garamond monotype corpo 11 e stampati su carta Ingres Fabriano, cuciti a mano in 365 copie numerate, formato 9 per 12,50 cm. Cfr. la relativa pagina web sul sito delle raffinate edizioni Henry Beyle [online 19-06/19]. Il breve saggio è stato ripreso in maniera dettagliata, e corredato di apparato critico-storico, nel mio piú recente Appunti leopardiani (pp. 179-84).

 

 

© 14.06.2019—> 04.07.2021

Angelo “quixote” Fregnani