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Bibliografia

 

Per una donna malata: dedicatoria

 

 

Nota – Edita primieramente negli Scritti vari 1906. Nell’autografo, lo stesso della canzone cui si riferisce, la dedicatoria segue immediatamente l’ultima strofa del testo. In effetti anche nella progettata stampa essa doveva terminare il volumetto, in un primo tempo riferita a tutte e tre le canzoni, in seguito, quando si progettò di unirvi quelli che poi diventeranno i canti I-II, riferita alla sola canzone Per una donna malata che chiudeva comunque l’edizione: a tal fine Leopardi spedì al Brighenti una lettera (Recanati, 17 marzo 1820) in cui chiedeva venisse modificato il testo originale «non voglio che queste Canzoni sieno intitolate ad altri che a voi» con il testo qui riprodotto («voglio che questa Canzone vi sia dedicata in maniera anche più speciale»). Testo secondo il Flora, che segue correttamente l’autografo.

 


 

A quella di cui parla questa Canzone

Poi ch’è piaciuto a Dio consapevole del nostro dolore, di concedervi la memoria di quella calamità che secondo ogni giudizio parea l’ultima di vostra vita, e contro ogni speranza umana restituirvi al pianto de’ vostri e alla disperazione mia, voglio che questa Canzone vi sia dedicata in maniera anche più speciale. Dov’io piangendovi sconsolatamente come poco meno che morta, potete pensare se giudicassi di dovervi mai leggere questi miei lamenti, e parlare seco voi di quelle angosce, e di quei presso ch’estremi saluti, e di quelle amarissime lagrime mie. Quando anche presentemente, come cosa incredibile, e sospirata molto più che non si può mai significare, a gran pena mi rendo certo che non sia pura visione, e inganno del desiderio. Stimo che non vi rincrescerà che s’abbia a ritrovare questo monumento del mio cordoglio, e di quella gioia della quale non mi ricordo nè spero la somigliante. Come neanche vi sarà grave a riandare quel tempo miserabile, perchè la rimembranza delle cose passate è cara, non solamente per quanto sieno infelici, ma anche durando la stessa calamità. Queste cose le ho volute scrivere in questo luogo acciocchè se mai qualcheduno, leggendo il mio povero canto, si fosse doluto con me della morte che vi sovrastava, debba anche venire a parte della contentezza che ho provata e provo ora che Dio v’ha salvata. E sgombrandosegli il cuore in un punto, e salutandovi con tutto lo spirito come dolcissima cosa perduta e pianta, e improvvisamente ricuperata, vi preghi da Dio, com’io fo, in compenso delle sventure passate, la perpetua gioventù del cuore, e di quegl’indicibili affetti che soli confortano e ricuoprono quest’acerbissima nullità delle cose.

 

 

 

© 09-05/2010—> 18.05.2010